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L'APOCALISSE TURISTICA DELL'ISLANDA
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L’Islanda era un’isola selvaggia, magica e sottopopolata. Un sogno per Jules Verne e per cercare raggi verdi.
L’Islanda era anche il paese di ragnarok, del grande crepuscolo degli dei.
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L'ISLANDA HA CONDANNATO 26 BANCHIERI A UN TOTALE DI 74 ANNI DI CARCERE
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JAY SYRMMOPOULOS activistpost.com
In forte contrasto con il record per il basso numero di azioni penali
contro amministratori delegati e dirigenti finanziari di alto livello
negli Stati Uniti, l'Islanda ha appena condannato 26 banchieri ad un
totale di 74 anni di carcere.
La maggior parte di quelli condannati ha ricevuto pene detentive dai
due ai cinque anni. Anche se in Islanda la pena massima per i crimini
finanziari è di sei anni e sebbene le udienze siano ancora in corso, si
sta valutando di estendere il massimo oltre i sei anni.
Nella foto: The Kaupþing four Former Chairman,
Sigurður Einarsson, former CEO Hreiðar Már Sigurðsson, former CEO of
Kaupþing Luxembourg Magnús Guðmundsson and Corporate Viking Ólafur
Ólafsson, condannati il febbraio scorso per il reato di manipoazione del
mercato. Photo/Vísir.is
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L'ISLANDA PREFERISCE METTERE I BANCHIERI IN PRIGIONE PIUTTOSTO CHE SALVARLI
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DI MATTHEW YGLESIAS
vox.com
Ieri il primo ministro islandese, Sigmundur Gunnlaugsson, ha
annunciato il piano che costituisce essenzialmente il capitolo
conclusivo della strategia adottata dal suo paese per la gestione della
crisi finanziaria – un approccio che deviava parecchio dalle preferenze
delle élite finanziarie globali e che ha funzionato piuttosto bene.
Invece di abbracciare l'ortodossia dei salvataggi bancari,
dell'austerità e della bassa inflazione, l'Islanda ha fatto esattamente
l'opposto.
E nonostante la sua economia fosse stata
colpita dalla crisi bancaria forse più duramente di qualsiasi altra nel
mondo, ciò non ha avuto una ripercussione poi così grande
sull'occupazione che comunque è stata oggetto di una grande ripresa.
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ISLANDA: IL CASO DI UNA RIVOLUZIONE ''GUIDATA'' DAI BANCHIERI
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DI VALENTIN KATASONOV
strategic-culture.org
Sia nei media sia nel pensare comune la “rivoluzione” islandese è sempre
più frequentemente presentata come l’emblema di una vittoria contro
l’oligarchia del mondo finanziario. Sostanzialmente la questione
consiste nei rimborsi che l’isola deve ai correntisti delle sue banche.
Questa piccola nazione, amante della libertà, ha saputo coraggiosamente
sfidare il potere finanziario. I più entusiasti sostenitori della
“rivoluzione islandese” accusano i media di aver deliberatamente
nascosto la portata storica degli eventi per evitare la diffusione nel
resto del mondo. In effetti i media sono riluttanti ha parlare di questo
argomento.
Tutto è iniziato poco più di una decina di anni fa, quando l’isola
compiva i primi passi verso una totale liberalizzazione della propria
economia. Tutte le banche furono privatizzate, furono aboliti i
controlli sugli ingressi e sulle uscite di capitali, agli investitori
esteri erano concesse agevolazioni fiscali. Si arrivò al punto che
l’Islanda cominciò ad essere considerata null’altro che “un grande hedge
fund” [sono una particolare tipologia di fondi speculativi. Per
maggiori dettagli http://it.wikipedia.org/wiki/Fondi_speculativi, Ndt].
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L'ISLANDA E' DI NUOVO UNA BOMBA A OROLOGERIA PER L'EUROPA
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DI CYRUS SANATI
finance.fortune.cnn.com
Dall'Islanda potrebbe arrivare un altro disastro per riaccendere la
paura degli investitori e creare altro panico in tutto il continente.
L'inevitabile smascheramento di una incerta ripresa economica islandese
potrebbe avere gravi conseguenze per il resto dell'Europa. Dal 2008, la
piccola isola ha potuto evitare un vero tracollo economico, grazie
soprattutto al controllo dei capitali imposto dal governo che ha salvato
la propria moneta dall’implosione. C'è qualcosa che presto potrebbe scoppiare in Islanda
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I VERI COSTI DELLA CRISI FINANZIARIA IN ISLANDA
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DI THOROLFUR MATTHIASSON E SIGRUN DAVIDSDOTTIR
economonitor.com
Fuori dall'Islanda è opinione diffusa che il crollo del settore
finanziario islandese nel mese di ottobre 2008 sia stato senza spese per
i contribuenti islandesi. Cosa questa che non è avvenuta per i
contribuenti in Irlanda, Regno Unito, Grecia, Spagna e Portogallo, dove è
stato ricapitalizzato il settore bancario. Tuttavia, sulla base di una
recente stima dei fondi pubblici immessi nel settore finanziario dopo la
crisi, si calcola che il costo addebitato allo Stato islandese andrà
dal 20 al 25% del PIL - il che significa che l'Islanda non può essere presa come esempio di un paese che non ha salvato le banche.
Questo
fatto è di un certo interesse in quanto l'Islanda è ora un parametro
di riferimento per gli economisti che studiano i paesi europei in crisi.
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L'ISLANDA E IL RIFIUTO DELL' AUSTERITA'
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DI SALIM LAMRANI
mondialisation.ca
Di fronte alla crisi economica, mentre l'Unione europea ha scelto la
strada dell' austerità e ha deciso di salvare le banche, l'Islanda ha
invece provveduto a nazionalizzare le istituzioni finanziarie e respinto
le politiche di rigore fiscale. Con un tasso di crescita del 2,7% nel
2012, anche il Fondo monetario internazionale (FMI) ha lodato la ripresa
economica del paese.
Quando, nel settembre 2008, la crisi economica e finanziaria
colpì l'Islanda, un piccolo arcipelago nel nord Europa abitato da
320.000 persone, l'impatto fu disastroso, come nel resto del continente.
La speculazione finanziaria portò le tre maggiori banche al fallimento,
le cui attività rappresentavano una somma dieci volte superiore al PIL
della nazione, con una perdita netta di $ 85 miliardi di dollari. Il
tasso di disoccupazione si moltiplicò per 9 tra il 2008 e il 2010,
mentre il paese un tempo godeva della piena occupazione. Il debito
dell'Islanda rappresentava il 900% del PIL e la moneta nazionale venne
svalutata del 80% nei confronti dell'euro. Il paese fu immerso in una
profonda recessione, con un calo del PIL del 11% in due anni [1].
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E' L'ISLANDA CHE MOSTRA LA VIA
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FONTE: WASHINGTONSBLOG
L’economista, premio Nobel, Joe Stiglitz ha scritto su "Information Clearing House" : Quello
che ha fatto l'Islanda è stata la scelta giusta. Sarebbe stato
sbagliato lasciare alle generazioni future tutti gli oneri degli errori
del sistema finanziario.
E il Premio Nobel Paul Krugman (1):
- Come il recupero dell'Islanda ha dimostrato questo caso, ha
fatto infervorare i creditori delle banche private che, però, si sono
dovuti ingoiare le perdite.
- E’ successa una cosa divertente
sulla strada per l’Apocalisse economica: la grande disperazione
dell'Islanda ha reso impossibile qualsiasi comportamento convenzionale,
lasciando libera la nazione di infrangere le regole. Mentre tutti gli
altri hanno salvato i banchieri e hanno fatto pagare il conto alla
popolazione, l'Islanda ha lasciato fallire le banche e, di fatto, ha
allargato la propria protezione sociale. Mentre tutti gli altri si sono
fissati nel cercare di placare gli investitori internazionali,
l'Islanda ha messo dei controlli temporanei su tutti i movimenti di
capitali per darsi uno spazio di manovra.
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ISLANDA: IL SALVATAGGIO DI LANDSBANKI
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DI DANIEL MUNEVAR
cadtm.org
Il 7 ottobre 2008, mentre i mercati finanziari globali sprofondavano nel
panico dopo il collasso della Lehman Brothers, una piccola isola
europea chiudeva un capitolo della propria storia. Quel giorno il
governo dell’Islanda decretava la nazionalizzazione delle principali
istituzioni finanziarie del paese, i cui attivi, dopo un periodo di
deregolamentazione e rapida espansione dall’inizio del nuovo millennio,
avevano raggiunto una dimensione equivalente a 10 volte il totale
dell’economia nazionale.
Le misure adottate a partire da quel
momento nascevano dalla comprensione che, come disse David Oddson (2),
lo Stato dell’Islanda non aveva alcuna intenzione, ne' obbligo, di
pagare i debiti di banche che erano state “un poco negligenti”(3).
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ISLANDA: SE IL DEBITO NON PUO' ESSERE PAGATO, NON LO SARA'
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DI OLIVIER BONFOND
mondialisation.ca
L' Islanda piccolo Stato senza esercito di 320.000 abitanti, ha appena annunciato che condizionera' il rimborso del suo debito alle proprie “capacita' di pagamento”. Se la recessione perdura, l'Islanda non rimborsera' nulla. Pur dovendo stemperare la portata di questa decisione, dovendo altrettanto verificare la sua effettiva applicazione, essa rappresenta tuttavia una reale opportunita' che i movimenti sociali, del Nord e del Sud del mondo, dovrebbero cogliere per obbligare i governi a mettere in discussione il pagamento incondizionato del debito pubblico.
Dopo 15 anni di crescita economica, dopo essere stato considerato uno dei paesi più ricchi del pianeta, l' Islanda ha conosciuto alla fine del 2008, secondo il FMI (Fondo monetario internazionale), la piu' pesante crisi bancaria nella storia di un paese industrializzato[1]. Questo non ha nulla di casuale. In questi ultimi anni l' Islanda ha applicato quello che potremmo definire un “neoliberismo puro”. Il settore bancario, integralmente privatizzato nel 2003, ha fatto di tutto per attirare i capitali stranieri. In particolare ha sviluppato i famosi conti on line, i quali, con la riduzione dei costi di gestione, permettono di offrire dei tassi di interesse relativamente interessanti.
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ISLANDA: LEZIONI DAL CATACLISMA ECONOMICO
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DI EVA JOLY
globalresearch.ca
Brown, Barroso e Strauss-Kahn mostrano di non aver imparato niente dall'ondata di fallimenti delle banche islandesi.
Dal G8 al G20, molti capi di stato e di governo sembrano ansiosi di
ripetere che niente sarà più come prima. Il mondo sta cambiando ed è
stato sconvolto dalla crisi; secondo loro, anche il modo di pensare e
agire in termini di norme finanziarie, relazioni internazionali e aiuto
allo sviluppo deve quindi cambiare. Molti esempi contraddicono però
queste belle frasi, e uno di quelli più importanti è la situazione in
cui si trova adesso l'Islanda, dopo l'implosione del suo sistema
creditizio e la nazionalizzazione urgente delle sue tre banche più
importanti (Kaupthing, Landsbanki e Glitnir). Questo piccolo paese di
soli 320.000 abitanti è schiacciato da un debito di vari miliardi di
euro, che non ha assolutamente niente a che vedere con la stragrande
maggioranza della popolazione e che la nazione non è in grado di
rimborsare.
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