
ANCHE IN UN'ERA DI REALISTI E VIGILANTES C'E' ANCORA SPAZIO PER L'OTTIMISMO
Data: 24/09/2013 Argomento: Mondo
DI JOHN PILGER
newstatesman.com
Il mondo è ancora in tempo per imparare la lezione degli errori di politica estera commessi dagli americani
L’anniversario più importante di quest’anno è stato il 40° dall’11
settembre del 1973 – il rovesciamento del governo democratico in Cile da
parte del Generale Augusto Pinochet e di Henry Kissinger, l’allora
Segretario di Stato. L’Archivio di Sicurezza Nazionale di Washington ha
pubblicato dei nuovi documenti che rivelano il ruolo decisivo di
Kissinger in quella vicenda tragica che costò la vita a migliaia e
migliaia di persone.
Nella foto: Pinochet (sulla macchina a sinistra) saluta la folla
subito dopo il colpo di stato dell’11 settembre 1973 (AFP/Getty Images)
In alcune registrazioni rese pubbliche, si può ascoltare Kissinger che
pianifica, insieme al Presidente Nixon, il rovesciamento del Presidente
Salvador Allende. Sembrano due capi Mafiosi. Kissinger mette in guardia
sul pericolo dell’ “effetto imitazione” della democrazia riformista di
Allende. Dice poi al direttore della CIA, Richard Helms: “Non
permetteremo al Cile di andare giù per lo scarico” e Helms risponde
“Sono d’accordo con te”. Con il massacro già in corso, Kissinger ignorò
l’avvertimento dai suoi più alti collaboratori sull’escalation della
repressione. In segreto, poi, disse a Pinochet: “Con il rovesciamento di Allende, lei ha reso un grande servizio all’Occidente”.
Ho conosciuto personalmente diverse vittime di Pinochet e di Kissinger.
Sara De Witt, una studentessa di allora, mi mostrò il luogo dove era
stata picchiata, aggredita ed ‘elettrificata’. In un freddo giorno
d’inverno nella periferia di Santiago, abbiamo camminato all’interno di
un ex-centro di tortura conosciuto come Villa Grimaldi, dove centinaia
di persone come lei soffrirono terribilmente, morirono o “scomparvero”.
E’ essenziale comprendere la natura criminale delle azioni di Kissinger
se si vuole avere un’idea precisa di quello che l’America definisce
“politica estera”. Kissinger è tuttora una voce molto ascoltata a
Washington, lo stesso Barack Obama lo consulta regolarmente. Quando
Israele, l’Arabia Saudita, l’Egitto e il Bahrain commettono dei crimini
con la complicità e le armi degli U.S.A., la loro impunità e l’ipocrisia
di Barack Obama sono pura essenza “Kissinger”. La Siria non può avere
armi chimiche, ma l’Israele sì e le può anche usare. L’Iran non può
avere un programma nucleare, ma l’Israele può avere più armi nucleari
del Regno Unito. E’ “realismo” o “realpolitik”, come lo definiscono
gli studiosi anglo-americani e quei think-tank che si vantano di essere
superesperti in misure “anti-terrorismo” e “sicurezza nazionale”,
termini orwelliani che intendono esattamente il contrario.
Nelle scorse settimane, New Statesman ha pubblicato articoli di
John Bew, un accademico di studi bellici del Dipartimento del King’s
College di Londra, reso famoso da Lawrence Freedman, specialista in
“guerra fredda”. Bew disapprova il voto parlamentare che ha impedito a
Cameron di unirsi a Obama nell’illegale attacco alla Siria e l’ostilità
di gran parte dei cittadini britannici verso i bombardamenti in altri
paesi. Una nota in calce ai suoi articoli dice “Assumerò la Cattedra di Politica Estera e Relazioni Internazionali di Henry A Kissinger a Washington, DC”. Se
questo non è uno scherzo, allora è una profanazione di persone come
Sara De Witt e le altre innumerevoli vittime di Kissinger, e di tutte
quelle persone che sono morte nell’olocausto - firmato Nixon/Kissinger -
del bombardamento illegale in Cambogia.
Questa dottrina del “realismo” fu inventata dagli U.S.A. dopo la Seconda
Guerra Mondiale e sponsorizzata dalle fondazioni Ford, Carnegie e
Rockfeller, dall’Ufficio dei Servizi Strategici (OSS, precursore della
CIA) e dal Consiglio dei Rapporti con l’Estero. Nelle maggiori
università, s’insegnava agli studenti a guardare alla gente in termini
di utilità/utilizzazione. In altre parole: la minaccia per “noi”.
Questo narcisismo serviva a giustificare la guerra fredda, i suoi miti
moralizzatori e i suoi rischi catastrofici, e quando questa finì, ha
iniziato a giustificare la “guerra al terrorismo”.
Questo consenso “transatlantico” ha spesso trovato una perfetta cassa di
risonanza nel Regno Unito, a causa dell’inguaribile nostalgia di una
certa élite inglese per il caro vecchio Impero. Tony Blair ha usato
questo consenso per commettere e giustificare i suoi crimini di guerra,
fino a quando le sue bugie non sono state scoperte. E’ sua la colpa
della morte in Iraq di più di mille persone al mese. Eppure, le sue
opinioni sono ancora largamente condivise e il suo primo collaboratore,
Alastair Campbell, è un divertente oratore di fine cene e ambìto
soggetto di ossequiose interviste. Sembra quasi che tutto quel sangue
versato non ci sia mai stato…
E il progetto attuale è la Siria. Spinto dalla Russia e dall’opinione
pubblica, ora Obama ha deciso di percorrere il “sentiero della
diplomazia”. Ma davvero? Nello stesso momento in cui giungevano ai
negoziati di Ginevra i rappresentanti russi e americani, gli americani
stavano incrementando le loro forniture militari ai miliziani affiliati
ad al-Qaeda, attraverso invii clandestini via Turchia, paesi dell’Europa
Orientale e il Golfo. Il Padrino non ha alcuna intenzione di
abbandonare i suoi protetti. Al-Qaeda è nata dall’Operazione CIA
Ciclone, che armò i mujaheddin nell’Afganistan occupato dai sovietici.
Da allora, gli jihadisti sono stati utilizzati per dividere le
comunità arabe e scongiurare la minaccia del nazionalismo pan-arabo,
“nell’interesse” dell’occidente e dell’illegale colonialismo
espansionistico di Israele. E’ questo il “realismo” in puro stile
Kissinger.
Nel 2006 ho intervistato Duane “Dewey” Clarridge, che gestiva la CIA in
America Latina negli anni ’80. Ecco, lui era un vero “realista”. Come
Kissinger e Nixon nelle registrazioni ascoltate, diceva quello che
pensava. Definiva Salvador Allende “quel come-diavolo-si-chiama là in
Cile” e diceva “se ne doveva andare perché era nei nostri interessi
nazionali”. Quando gli chiesi che cosa gli dava il diritto di
rovesciare dei governi, lui disse: “Che vi piaccia o no, faremo quello che ci serve. Quindi, mondo, comincia a farci l'abitudine".
Il mondo non si vuole più abituare a questo. In un continente
saccheggiato da quelli che Nixon chiamava “i nostri bastardi”, i governi
dell’America Latina hanno sfidato tipi come Clarridge e portato invece
avanti molto del sogno di democrazia sociale di Allende – quello che
Kissinger temeva. Oggi, la maggior parte dell’America Latina è
indipendente dalla politica estera americana e liberata dai suoi
“vigilantes”. La povertà è stata ridotta quasi del 50%; i bambini
riescono a vivere oltre i cinque anni di vita; i vecchi imparano a
leggere e scrivere. Questi formidabili progressi non sono giustamente
pubblicizzati in occidente, per pura malafede, e i “realisti” li
ignorano. Non per questo deve diminuire la loro importanza e il loro
valore come fonte di ottimismo per tutti noi.
John Pilger, noto giornalista investigativo e importante
documentarista, è uno degli unici due giornalisti ad aver vinto due
volte il British journalism's top award; i suoi documentari hanno vinto
premi accademici sia nel Regno Unito sia negli U.S.A. In un’inchiesta
del New Statesman su quali siano i 50 eroi del nostro tempo, Pilger è
risultato 4° dietro a Aung San, Suu Kyi e Nelson Mandela. "John
Pilger," ha scritto Harold Pinter, "è capace di dissotterrare, con fatti
inequivocabili e taglienti, le più infami verità. Lo ammiro
profondamente.”
La prima del nuovo film di John Pilger, “Utopia”, è prevista per il 3
ottobre al National Film Theatre di Londra. Il film uscirà nelle sale a
Novembre.
Fonte: www.newstatesman.com
Link: http://www.newstatesman.com/international-politics/2013/09/even-age-realists-and-vigilantes-there-still-cause-optimism
19.09.2013
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63
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