
L'AMERICA GIOCA A MONOPOLI, LA RUSSIA A SCACCHI
Data: 17/09/2013 Argomento: Mondo
DI SPENGLER
asiatimes.com
Gli Americani guardano ai vari pezzi del patrimonio immobiliare
geopolitico come oggetti distinti l’uno dall’altro, mentre i Russi
seguono l’interazione di tutte le loro sfere di interesse nel mondo.
La Siria non è di alcun interesse strategico per la Russia e per altri.
E’ un rottame di paese, con un economia irrimediabilmente compromessa,
senza energia, acqua o cibo sufficienti da poter sostenere una
fattibilità economica a lungo termine.
Il miscuglio etnico lasciato dai cartografi britannici e francesi dopo
la prima guerra mondiale, ha inevitabilmente prodotto, in seguito, una
guerra di reciproco sterminio, che poteva avere come unico risultato il
forte calo demografico e la spartizione territoriale sul modello
iugoslavo.
La sola importanza che ha la Siria risiede nella minaccia che la sua
crisi possa debordare nelle aree limitrofe di maggiore importanza
strategica.
Vivaio di movimenti jihad, la Siria rischia di diventare terreno di
addestramento di una nuova generazione di terroristi, lo stesso ruolo
che ebbe l’Afghanistan negli anni ’90 e 2000.
Banco di prova per l’utilizzo di armi di distruzione di massa, la Siria
rappresenta un laboratorio diplomatico, per verificare, con minimo
rischio per le parti in causa, la risposta dei poteri mondiali ad
atroci azioni criminali.
E’ inoltre un’incubatrice di movimenti nazionali: esempio, la nuova
libertà di azione conquistata dai due milioni di curdi nel paese
rappresenta uno strumento di destabilizzazione per la Turchia e di altri
paesi che hanno al loro interno minoranze curde. Inoltre, come fosse
un ponte di comando per le guerre confessionali tra sunniti e sciiti, la
Siria potrebbe diventare il trampolino di lancio per conflitti più
estesi che potrebbero riguardare l’Iraq ed altri paesi dell’area.
Io non so cosa cerchi Putin in Siria. A questo punto penso che il
Presidente della Russia non lo sappia neanche lui. Un bravo giocatore di
scacchi che si mette contro un avversario a lui inferiore, creerebbe
delle complicazione senza un immediato obiettivo strategico, per
provocare sbandamenti dell’altra parte e trarne vantaggi opportunistici.
Ci sono molte cose che Putin vuole. Ma più di tutte, ce n’e’ una grossa a
cui ambisce, e cioè ripristinare il ruolo di superpotenza della Russia.
Ed il ruolo diplomatico della Russia in Siria apre la porta a diverse
opzioni per il raggiungimento di questo scopo.
Come maggioer produttore mondiale di energia, la Russia vuole accrescere
il suo potere contrattuale verso l’Europa Occidentale, della quale è
anche il maggior fornitore.
Vuole influenzare il mercato del gas naturale prodotto da Israele e altri paesi del Mediterraneo orientale.
Vuole
che altri paesi produttori di energia diventino suoi dipendenti per
quanto riguarda la sicurezza delle loro esportazioni. Vuole accrescere
il suo ruolo di fornitore di attrezzature militari per sfidare gli F-35
e gli F-22 Americani specialmente con il suo nuovo caccia Sukhoi T-50.
Vuole carta bianca nel controllo del terrorismo tra le minoranze musulmane nel Caucaso.
E vuole mantenere la sua posizione d’influenza con la vicina Asia Centrale.
Alcuni commentatori americani si sono mostrati sorpresi e in alcuni casi
sconvolti dalla pretesa della Russia di ergersi ad arbitro della crisi
siriana. In effetti, il ruolo sempre più influente della Russia
nell’area era già chiaro al momento in cui il Capo dell’Intelligence
Saudita, il Principe Bandar, era volato a Mosca durante la prima
settimana di Agosto per incontrare Putin.
I Russi e i Sauditi
hanno poi annunciato che avrebbero collaborato per stabilizzare il nuovo
governo militare in Egitto, al contrario dell’amministrazione Obama.
La Russia si è poi offerta di vendere all’Egitto qualsiasi arma che gli
U.S.A. non gli avrebbe venduto, e l’Arabia Saudita si è offerta di
pagarla.
E’ stata una vera rivoluzione diplomatica (1) senza precedenti. Non
solo i Russi sono tornati in Egitto dopo 40 anni, dopo essere stati da
lì cacciati durante la seconda guerra mondiale; ma ci sono tornati con
un’alleanza tattica insieme all’Arabia Saudita, fino ad allora nemico
storico nell’area.
L’Arabia Saudita ha un urgente bisogno di dare stabilità all’Egitto e di
sopprimere i Fratelli Musulmani, che la monarchia saudita vede come un
rischio alla sua legittimazione.
Il sostegno Saudita all’esercito egiziano contro i Fratelli non deve
sorprendere. Quello che invece sorprende è che i Sauditi abbiano sentito
il bisogno di coinvolgere i Russi.
Benché ci siano delle ovvie ragioni di collaborazione tra Sauditi e
Russi, ad esempio il controllo degli jihad all’interno dell’opposizione
siriana, non si riescono ancora a capire tutte le implicazioni del loro
riavvicinamento.
I Sauditi hanno fatto circolare la notizia che gli era stato chiesto dai
Russi di comprare armi russe per un valore di $15 miliardi in cambio
dell’aiuto con Assad. Voci di questo tipo non andrebbero prese alla
lettera. Potrebbero essere fuorvianti. Ma fuorvianti verso cosa?
La scacchiera di Putin comprende tutto il pianeta. Comprende cose come
la sicurezza delle esportazioni di energia dal Golfo Persico, la
trasmissione di petrolio e gas attraverso l’Asia Centrale; il mercato
delle esportazioni di armi russe; contrattazioni energetiche tra Russia
e Cina, ora in corso; la vulnerabilità delle forniture energetiche
europee; e la stabilità interna di paesi limitrofi, compresa la Turchia,
l’Iraq e l’Iran.
Per gli analisti americani, la gran parte di questa scacchiera potrebbe
essere pure sul lato oscuro della luna. Noi vediamo solo quello che i
russi ci permettono di vedere.
Ad esempio, Mosca è stata la prima a offrire alla Siria un sistema di
difesa aereo (S-300), ma poi ritirò l’offerta. Nei primi giorni di
Agosto l’Arabia Saudita fece sapere che era pronta ad acquistare le armi
russe del valore di 15 miliardi di dollari in cambio di supporto in
Siria. E’ in corso quindi una trattativa di qualche tipo, ma non abbiamo
alcuna idea di quanti e quali “bastoni e carote” essa comporti.
Quello che possiamo certamente desumere è che la Russia ha ora una
maggiore influenza negli avvenimenti in Medio Oriente, compresa la
sicurezza degli approvvigionamenti energetici, cosa che ha sempre avuto
fino dalla Guerra dello Yom Kippur del 1973. Per il momento, è negli
interessi della Russia mantenere questo suo ruolo interlocutorio e far
accrescere, nel frattempo, le sue varie opzioni strategiche. La Russia,
in effetti, si è liberata del fardello dell’incertezza, scaricandolo
addosso al resto del mondo, in particolare su quelle grandi economie che
dipendono fortemente dalle esportazioni di energia dal Golfo Persico.
Evidentemente il Presidente Obama considera questa sistemazione
favorevole per la sua “agenda”. Il Presidente non alcun interesse a
promuovere ulteriormente nel mondo le posizioni strategiche
dell’America; il suo scopo potrebbe forse essere quello di diminuirlo,
come ha accusato Norman Podhoretz (2) la settimana scorsa sul Wall
Street Journal, e come io stesso anticipai cinque anni fa (3). Obama è
concentrato sulla sua agenda interna.
Da questo punto di vista, scaricarsi la responsabilità del caos siriano è
un esercizio semplice e senza alcun rischio. L’avversione degli
americani per gli interventi militari esterni è talmente forte che
accetterebbero qualsiasi cosa pur di ridurre la responsabilità
statunitense all’estero. Anche se l’élite del Partito Democratico è
internazionalista-liberale, l’elettorato di Obama non ha alcun interesse
alla Siria.
Date le circostanze, i commenti pubblici sulla politica estera sono
invece un esercizio altamente frustrante. Poichè l’America è una
democrazia, e un importante impegno di risorse richiede un minimo di
consenso pubblico, e finchè l’America ha dominato il campo, la
diplomazia è stata piuttosto trasparente. Gruppi di studio, accademici e
mezzi d’informazione fungevano da casse di risonanza per qualsiasi
iniziativa importante, in modo che le decisioni cruciali fossero prese,
almeno in parte, con il consenso del pubblico. Questo non accadrà sulla
scacchiera di Vladimir Putin. La Russia perseguirà una serie di
obbiettivi strategici, ma noi, occidentali, non sapremo quali fino a
cose fatte, se mai lo sapremo davvero.
Complicazioni potrebbero giungere dalla risposta degli altri “giocatori”
possibili, in particolare, la Cina, ma anche il Giappone.
L’auto-riduzione da parte dell’America della propria posizione
strategica consente alla Russia di poter scegliere tra più opzioni, non
solo una. Al contrario, la Russia può veder crescere la sua posizione e i
suoi obiettivi strategici tra cui scegliere liberamente. E Putin,
seduto, in silenzio, su un lato della scacchiera, farà andare l’orologio
per la mossa del suo avversario.
Putin, agendo in questo modo, ha prevenuto una simile strategia da parte
dell’Occidente. Fyodor Lukanov (4) ha scritto in Marzo scorso sul sito
Al Monitor:
Dal punto di vista della leadership russa, la guerra in Iraq sembra
essere stata l’inizio di un’accelerata distruzione della stabilità
regionale e globale, un attacco agli ultimi principi di un ordine
mondiale sostenibile. Tutto quello che è accaduto da allora - compreso
il simpatizzare con gli Islamisti durante la Primavera Araba, le
politiche statunitensi in Libia e quelle attuali in Siria – sono la
prova della follia strategica che si è impossessata dell’ultima
superpotenza rimasta.
La persistenza della Russia nel problema siriano è il prodotto di questa
percezione. Il punto non è la simpatia per il dittatore siriano,
tantomeno gli interessi commerciali e neanche le basi navali a Tartus.
Mosca è certa che se il continuo crollo dei regimi autoritari secolari
avviene perchè l’America e l’Occidente sostengono la “democrazia”, si
arriverà a un punto di tale destabilizzazione che tutti ne verranno
compromessi, Russia compresa. Per la Russia è quindi necessario
resistere, soprattutto in un momento in cui l’Occidente e gli Stati
Uniti sono colti da dubbi crescenti.
E’ tipico dei Russi pensare che gli Americani pensano nel modo in cui
agiscono, valutando ogni mossa nella misura in cui questa possa
influenzare la loro posizione generale sulla scacchiera. La nozione che
è l’incompetenza, più che la cospirazione, che spiega la maggior parte
delle azioni americane è piuttosto estranea al pensiero russo.
Qualsiasi cosa stia pensando il leader russo, in ogni caso, se la terrà
per se stesso.
Dopo dodici anni di articoli di politica estera in quest’area, non ho
davvero altro da dire. L’Amministrazione Obama ha consegnato
l’iniziativa strategica nelle mani di paesi in cui le politiche vengono
portate avanti notoriamente dietro un muro di opacità. Mi vengono in
mente le parole di Robert Frost:
E per le brutte notizie,
della destituzione di Belshazzar,
Perché mai correre a dirlo a Belshazzar
se presto lo saprà lui stesso?
O una vecchia scenetta del primo Robin Williams che impersonava Jimmy
Carter in un suo discorso alla nazione nell’imminenza della Terza Guerra
Mondiale: “E’ tutto, buona notte, ora ve la vedete voi”.
Spengler è trasmesso da David P Goldman, Ricercatore Emerito al
Centro di Ricerche Politiche di Londra, e Membro Associato del Forum sul
Medio Oriente. Il suo libro: Come muoiono le civiltà (e perchè anche
l’Islam sta morendo) è stato pubblicato da Regnery Press nel Settembre
del 2011. Un suo volume di saggi su cultura, religione ed economia, Non è
la fine del mondo, è solo la tua fine, è stato pubblicato nello stesso
periodo da Van Praag Press.
Fonte: www.atimes.com
Link: http://www.atimes.com/atimes/World/WOR-01-160913.html
16.09.2013
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63
1) http://www.atimes.com/atimes/World/WOR-01-190813.html
2) http://online.wsj.com/article/SB10001424127887323595004579062811443943666.html
3) http://www.atimes.com/atimes/Front_Page/JB26Aa01.html
4)
http://www.al-monitor.com/pulse/originals/2013/03/russia-iraq-10-year-anniversary-putin-bush-syria.html?utm_source=&utm_medium=email&utm_campaign=6581#ixzz2O14Obhyt
5) http://www.atimes.com/atimes/World/WOR-01-160913.html
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