DI ROBERT FISK
counterpunch.org
Le ore terribili e sanguinose di Venerdì sera e di Sabato mattina
scorsi a Monaco di Baviera e Kabul - nonostante le 3.000 miglia che
separano le due città – sono state una lezione molto istruttiva sulla
semantica dell’orrore e dell’ipocrisia. E’ insopportabile questo vecchio
termine generico, utilizzato quasi come segno di punteggiatura o firma
da ogni politico, poliziotto, giornalista, opinionista e pensatore del
mondo.
Terrore, terrore, terrore, terrore, terrore. Oppure terrorista, terrorista, terrorista, terrorista, terrorista.
Ma
ecco che ogni tanto s’inciampa su questo cliché, come è accaduto
durante lo scorso fine settimana. I fatti sono stati questi: non appena
si è saputo della sparatoria a Monaco di Baviera ad opera di di tre
uomini armati, i poliziotti tedeschi e tutti i ‘ragazzi’ e le ‘ragazze’
di BBC, CNN e Fox News hanno subito premuto il tasto del ‘terrore’.
Ci hanno detto che il corpo di polizia di Monaco temeva si trattasse di
un ‘atto terroristico’. La BBC ha riportato che la polizia locale era
impegnata in una ‘caccia all’uomo anti-terroristica’.
E sappiamo bene cosa significa questo: si è pensato che quei tre
uomini fossero musulmani, quindi ‘terroristi’, e che i sospettati
fossero membri di (o facenti parte di un gruppo ispirato da) ISIS.
Dopo, invece, si è scoperto che non erano tre uomini, ma uno solo –
un uomo nato ossessionato dalle uccisioni di massa e nato in Germania
(anche se in parte di origini iraniane). E tutto ad un tratto, i mezzi
d’informazione britannici e CNN sono passati dalla ‘caccia all’uomo anti-terroristica’ alla ‘caccia al tirarore solitario’.
Un giornale britannico ha usato il termine ‘tiratore’ quattordici volte nello spazio di pochi paragrafi. In qualche modo, "tiratore” non suona pericoloso quanto ‘terrorista’, anche se l’effetto delle sue azioni è lo stesso. “Tiratore” è una parola in codice. Significa: “questo particolare assassino non è un musulmano”.
E ora andiamo a Kabul, dove ISIS - sì, l’unico e solo terribile
leggendario musulmano sunnita ISIS– ha inviato dei kamikaze tra LE
migliaia di musulmani sciiti che sabato mattina protestavano contro
quella che appariva come una ‘discriminazione ufficiale di routine’.
Il governo afgano ha respinto l’installazione di una nuova linea
elettrica attraverso il distretto di Hazara di minoranza (sciita) del
paese (la gente non è soddisfatta dell’attuale e insufficiente
connessione elettrica con cavo più piccolo), e ha intimato agli uomini e
alle donne sciite di interrompere immediatamente la protesta. La gente,
per lo più giovani della media borghesia della capitale afgana, hanno
ignorato questo inquietante avvertimento e hanno piantato delle tende
nei pressi del palazzo presidenziale, con sopra scritto in Dari “Luce e giustizia” e “Morte alla Discriminazione”.
E invece la morte si è abbattuta su di loro, in forma di due uomini
di ISIS, di cui uno camuffato da venditore ambulante di gelati.
L’esplosione ha fatto saltare in aria 80 musulmani sciiti e ferito altri
260.
In una città dove i rappresentanti del governo afgano a volte sono definiti “del governo talebano”,
all’interno del quale comunemente si suppone che risieda una versione
afgana dello stato islamico sunnita, non ci è voluto molto prima che gli
attivisti organizzatori della manifestazione iniziassero a sospettare
che dietro la strage ci fosse la mano delle autorità stesse.
Naturalmente, a noi occidentali non è arrivata questa versione dei
fatti. Le notizie da Kabul si sono concentrate su quelli che negavano o
confermavano le atrocità. L’orribile ISIS islamico talebano ha
rivendicato l’azione, l’orribile ISIS islamico ha fatto sapere di
esserne l’autore…e così via: tutti i servizi e reportage si sono
concentrati sulla rivendicazione della responsabilità dell’azione da
parte di ISIS.
Però…un momento: nessuna notizia o servizio o report ha definito la strage di Kabul come un “atto terroristico”.
Lo ha fatto solo il governo afgano. Ma noi no. Abbiamo parlato di
‘kamikaze’ e di ‘assalitori’ più o meno nello stesso modo in cui abbiamo
parlato del “tiratore”di Monaco.
Davvero bizzarro: come mai un musulmano è terrorista in Asia
Sudoccidentale e un semplice “tiratore” per l’occidente? Forse perché a
Kabul non sono stati uccisi degli occidentali; o forse perché le vittime
sono stati degli altri musulmani, in particolare quelli della ‘specie’
sciita.
Credo che entrambe le risposte siano corrette. Non vedo altre ragioni
di questo strano gioco semantico. Infatti, così come a Monaco di
Baviera è svanita l’identità terrorista di Ali Sonboly dopo che questo
ha mostrato di avere più interesse per Anders Breivik, autore di un
assassinio di massa in Norvegia, allo stesso modo i veri assassini ISIS
di Kabul hanno completamente evitato lo stigma di “terroristi”.
State certi che questa terminologia arbitraria continuerà a
deformarsi ulteriormente, mentre le vittime degli attentati in Europa
risultano essere sempre più gli stessi musulmani. Sì, a Nizza si è
notato il gran numero di musulmani uccisi da ISIS, ma il fatto non ha
avuto la giusta attenzione che meritava. I quattro giovani turchi
abbattuti da Ali Sonboly a Monaco di Baviera sono stati considerati
vittime di quella che sta diventando una triste routine, quella delle
uccisioni di massa in Europa, in Medio Oriente e in Afghanistan.
L'identità dei musulmani in Europa viene ignorata se essi sono
vittime di attacchi, ma diventa di vitale importanza politica se ne sono
gli autori. Tuttavia, a Kabul, dove sia vittime sia aggressori erano
musulmani, la crisi tra le loro diverse identità religiose non è di
alcun interesse per l’Occidente: il loro bagno di sangue viene descritto
in modo ‘anemico’, come qualcosa di più simile ad una partita di calcio
che a un atto terroristico.
Alla fine, tutto si reduce a questo: se ci attaccano dei musulmani,
sono terroristi. Se ci attaccano dei non-musulmani, sono dei tiratori
solitari. Se i musulmani attaccano altri musulmani, sono aggressori.
Ritagliate questo articolo e rileggetelo quando purtroppo avverranno
altri attacchi in futuro: vi sarà più facile riconoscere i ‘cattivi’
prima che ve lo dica la polizia.
Robert Fisk scrive per l’ Independent, dove è stato pubblicato questo articolo originariamente.
Fonte: www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/2016/07/25/the-hypocrisies-of-terror-talk/
26.07.2016
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SKONCERTATA63