Non è questione di capponi di Renzo. E' questione di vita o di morte. Una conferma Usa.
Fulvio Grimaldi
fulviogrimaldi.blogspot.it
“Curati.
Non rispondo in pubblico perché non voglio dare soddisfazione né a te, né ai
tuoi pochissimi tifosi. Questa non è una disputa tra giornalisti. E’ il peto di
un frustrato”. (Giulietto Chiesa a Fulvio Grimaldi, 22/7/2916)
http://www.informationclearinghouse.info/article45154.htm
(Paul Craig Roberts distrugge la manovra Usa “sauditi-11/9”)
Ragazzi, c’è un altro imbecille, un altro squilibrato, un altro
disonesto, un altro infame. Uno che da Giulietto Chiesa si meriterebbe tutti
gli appellativi che l’eminente collega mi ha dedicato in risposta a una mia
argomentata contestazione (vedi “Giulietto
Chiesa, l’iroso Debunker”). Per la verità, a buttare un occhio ad alcuni
dei migliori analisti geopolitici internazionali e perfino al pubblico occhiuto
ed evoluto che mi onora dei suoi commenti ai miei post sul blog e su FB, di
altri imbecilli infamoni ce ne sono a iosa e, grazie allo spunto del diverbio
Grimaldi-Chiesa, sembrano sollecitati a moltiplicarsi. Ma l’imbecille di cui
parlo qui, e di cui potete leggere le infamie e imbecillità andando al link qui
sopra, è speciale, merita attenzione e considerazione forse un tantino più alte
di molti di quelli che ci raccontano le cose del mondo e, nello specifico,
degli Usa.
Si tratta di Paul Craig Roberts, già sottosegretario al Tesoro con il
presidente Reagan e poi diventato uno dei più prestigiosi commentatori e documentati critici dell’involuzione
politica e sociale statunitense e dei livelli criminali raggiunti
dall’imperialismo. Gli interventi di questo politologo, basati su una
perfetta conoscenza dei meccanismi
interni del potere statunitense, sono ripresi dai canali di
controinformazione di tutto il mondo. Sulla questione del documento “File 17”,
già parte della relazione della Commissione d’Inchiesta ufficiale sugli attentati
dell’11 settembre, ampiamente noto ma ora ufficialmente desecretato, che ha
fornito l’occasione a Giulietto Chiesa, Michele Giorgio e altri analisti per
attribuire un ruolo direttivo ed esecutivo ai sauditi, piuttosto che ai
neocon di Bush, Paul Craig Roberts esprime un’opinione che, con comprensibile
soddisfazione, venendo da una tale alta fonte, ho scoperto essere uguale alla
mia.
Altro che capponi
Qualcuno tra i miei gentili commentatori sul blog e su FB mi ha invitato
a non coltivare risse tra giornalisti che pure sembrerebbero schierati nella
stessa trincea. Altri mi hanno ricordato la storia dei capponi di Renzo che si
arruffano fra di loro mentre entrambi sono destinati a farsi tirare il collo. Ringrazio,
ma invito a passare dai capponi manzoniani del ‘600 ai fatti concreti dell’oggi
e di come essi afferiscano al mondo in cui viviamo e al destino verso il quale
ci sentiamo trascinati. L’11 settembre è stato una svolta epocale, paragonabile
alla riforma luterana e alla nascita di quel capitalismo. Non credo che gli
storici futuri, se ce ne saranno, riterranno eccessivo neanche il paragone tra
quell’evento e le sue conseguenze planetarie per miliardi di esseri viventi e
il passaggio costantiniano dal politeismo al monoteismo e alla conseguente
uccisione del mondo classico. L’interpretazione che di conseguenza si dà a
quell’evento assume, a seconda di quale verso prenda e quali responsabilità
indichi, un’importanza epistemologica altrettanto epocale quanto l’evento
stesso. Altro che capponi.
Perciò torno sull’argomento portando Craig Roberts a testimone e
validatore della valutazione che, forse primo da queste parti, ma non unico, ho
voluto dare del rilancio del ruolo saudita e dell’implicita convalida del fin
qui universalmente dimostrata farlocca teoria degli aerei dirottati e dei
piloti dirottatori. Rilancio di cui in Italia, credo, spero, avventatamente,
Giulietto Chiesa ha voluto essere protagonista (vedi link per il suo articolo
indicato nel mio precedente post
“Giulietto Chiesa, l’iroso debunker”). Chiesa non è un commentatore
qualunque, né tantomeno è affiancabile alla pletora di embedded di regime e di
Nato che lavorano giorno e notte alla falsificazione della realtà. Gode di
credibilità, si esprime su vari social network e, a volte, sui media main
stream. Se gli capita, come può capitare a chiunque, di prendere una cantonata,
di asserire qualcosa dalle conseguenze in questo caso drammatiche e
terribilmente fuorvianti, ritengo giusto, opportuno, urgente, deontologico,
opporsi. Ovviamente con fatti e argomentazioni. che possano godere di un adeguato
grado di fondatezza. L’esito dovrebbe essere, nel caso di professionista serio,
un tranquillo e fattivo confronto, magari un ravvedimento. Non una gragnuoila
isterica di epiteti ingiuriosi.
Una storia Cia nella
storia Cia
Ho contestato Giulietto Chiesa per quel suo articolo in cui affermava
che, le rivelazioni di “File 17” sancivano un ruolo determinante dei sauditi
nellì’operazione11settembre. Ne avrebbero addirittura tirato le fila e
vi avrebbero fornito il gruppo esecutivo. Registi e sicari. Quelli che
fin qui tutti coloro che, a forza di evidenze inconfutabili, si sono oppposti
alla versione ufficiale, hanno ritenuto fossero stati i pianificatori e gli
operativi degli attentati, i neocon USraeliani, sparivano dalla scena. Niente
demolizione controllata con esplosioni interne predisposte, ma, di nuovo, araba
fenice, dirottatori sauditi e aerei acrobaticamente lanciati contro grattacieli
pur costruiti a prova di impatto di aerei e di incendi. Vediamo cosa dice in
proposito uno dei più esperti e rispettati, anche da Chiesa, analisti
statunitensi. Sintetizzo.
Paul
Craig Roberts su Russia Today
Craig Roberts cita James Jesus Angleton, capo per tre decenni del
controspionaggio CIA che una volta gli aveva spiegato come i servizi creino
storie all’interno di storie, ognuna con la sua linea di prove accuratamente
costruita, allo scopo di creare falsi percorsi di depistaggio. Lo si farebbe
per imbarazzare o screditare persone, organizzazioni, Stati innocenti, che
risultino fastidiosi su importanti punti dell’ordine del giorno imperiale. La
storia nella storia – Giulietto, riesci a seguirci? - può essere usata come
falso scopo per distrarre l’attenzione dalla versione di un evento risultata
screditata, attraverso la creazione di una spiegazione alternativa, pur sempre
falsa. Tutto, secondo Angleton, è predisposto fin dalla versione iniziale: quando
la narrazione ufficiale finisce nei guai si lancia la narrazione alternativa a
sostegno, allo scopo di in indirizzare l’attenzione verso una nuova, bugiarda,
teoria, o di sostenere la falsa storia originale.
A Craig Roberts, seguendo il rilancio delle “rivelazioni” sul ruolo dei
sauditi nell’11 settembre, vecchie ma ora pompate alla grande, è tornata in
mente Angleton e la sua “storia nella storia”. Non ci sono dubbi che, anche per
merito di Chiesa che ha saputo raccogliere e pubblicare i circostanziati studi americani
e tedeschi sull’11 settembre dei tanti e qualificati che non si sono bevuti la
barzelletta degli aerei dirottati da saudti e lanciati contro Torri e Pentagono,
la versione ufficiale dell’11/9 oscilla malferma, come un pugile groggy per le
tante botte ricevute.Nessuno può più mettere in dubbio le demolizioni
controllate, anche dell’edificio 7 che se ne venne giù senza essere colpito e
con la velocità dela caduta libera. 100 vigili del fuoco, poliziotti,
manutentori all’interno delle Torri riferirono di aver udito e percepito
esplosioni multiple. Una squadra di scienziati internazionali ha ritrovato
nella polvere delle macerie residui di esplosivo (termite) ancora attivi e
capaci di produrre le elevatissime temperature che
tagliano l’acciaio. 2.500 ingegneri e architetti hanno pubblicato
documenti che liquidano la versione ufficiale e chiedono una nuova inchiesta
indipendente. Ora la versione nella versione
la fa sua, smentendosi, Giulietto, che riscopre dirottamenti e dirottatori.
La storia ufficiale
scricchiola? Sotto con i sauditi!
La rivelazione che l’attacco del 9/11 sarebbe stato non solo finanziato,
ma addirittura diretto ed esegutio (Chiesa: “Hanno tirato le fila”, “hanno costituito il gruppo esecutivo”),
secondo Craig Roberts ha l’effetto di rimpolpare la vecchia e decrepita versione
ufficiale (aerei, dirottatori) e, al tempo stesso, di soddisfare la crescente
consapevolezza che qualcosa non torna in quella versione. Astuti, vero?
Giulietto Chiesa, Michele Giorgio e altri hanno trattato la storia del ruolo
saudita come una sconvolgente rivelazione che scredita ulteriormente il regime
di Bush. La ricaduta malefica, però, annota Craig Roberts, è che questa storia
non solo tieni in piedi, ma rafforza la vulgata di Osama bin Laden autore dell’attentato,
con esattamente i dirottatori come descritti nelle panzane iniziali. Risultato?
Il regime di Bush viene condannato semplicemente per aver protetto i suoi amici
sauditi e per aver occultato i loro finanziamenti. In questo modo il
gigantesco inganno iniziale, elaborato da mandanti ed esecutori di Usa e
Israele (ricordiamoci sempre delle spie israeliane danzanti di gioia sul terrazzo
mentre filmavano i crolli e, rilasciati e rientrati, hanno dichirato in tv di
essere stati mandati a riprendere l’attacco!), viene riabilitato. Nulla
cambia rispetto alla favola delle torri
abbattute, del Pentagono bucato, degli aerei dirottati, di quello precipitato
in Pennsylvania, ma i dubbi e la collera degli americani e di tutti gli altri è
ora dirottata sui sauditi (cattivissimi amici dell’Egitto).
L’implicazione è che un gruppazzo di dirottatori, dediti ad alcol, donne
e droga, inetti alla guida di un qualsiasi aereo serio, s’immolano sbattendo
miracolosamente i loro Boeing contro Torri e Pentagono, è riuscito a fottere
NSA, Cia, Fbi, tutte le 14 agenzie di intelligence Usa, l’intero apparato di
sorveglianza militare e poliziesco della più attrezzata nazione del mondo. E
che questi ipertecnologici fuoriclasse
del terrorismo siano riusciti a superare controlli di ogni genere e penetrare
in tutti i piani di tre torri e negli scantinati per applicarvi con cura le
necessarie cariche.
Lasciar perdere, che sia
come sia l’11 settembre???
Sono tornato, grazie al contributo perspicace e documentato di Craig
Roberts, su un argomento per il quale diversi amici interlocutori, tra i
tantissimi che mi hanno espresso consenso, mi hanno chiesto di soprassedere, di
evitare la rissa tra colleghi impegnati sullo stesso fronte.

Mi dispiace, ma non è
più lo stesso fronte. Inconsapevolmente o consapevolmente, qualcuno si è voluto
allineare con questa “storia dentro la storia” fornendo un assist alla più
criminale operazione mai concepita nella Storia umana, collaborando all’implicita
conferma di una truffa megagalattica, a spese di un regime, quello saudita, tra
i più fetidi del pianeta, ma a cui, per i suoi motivi, la cupola di
Washington vuole ora fare qualche sgambetto.
Intanto facendo sparire
dalla scena Israele, i cui agenti, come pubblicato su diversi media,
oltre ad essere stati arrestati per aver filmato e festeggiato il crollo
delle Torri, hanno poi improvvidamente dichiarato in tv di essere stati
"mandati a filmare l'evento". Ricordiamo che, con Hillary, i neocon
sono pronti a
riprendersi gli Usa e il mondo e, nei loro piano originale per lo
sconvolgimento
del Medioriente era previsto anche il rovesciamento dell’Arabia Saudita.
Con l’inganno dell’11 settembre si sono aperte le
porte dell’inferno. Contro il terrorismo planetario praticato dall’imperialismo
non c’è antidoto. Se non lo smascheramento del peccato orginale, gli attentati
dell’11/9, a cui seguirebbe a cascata tutto il resto, la strategia della guerra
al terrore, tutti gli attentati che la giustificano e via via la rilanciano. Strategia
alla quale, abboccando, buona parte dell’opinione poubblica si è sottomessa.
Castrandosi.. Ci abbiamo lavorato in tanti, a migliaia, a costo di mille e
pesanti sbertucciamenti e sabotaggi, non ottenendo una vittoria, non ancora, ma
seminando dubbi che stanno corrodendo le fondamento dell’edificio. E’ intollerabile
che ci si possa prestare a riparare queste crepe, abbaiando assieme agli
sciacalli alla carovana che passa. Non è una baruffa tra capponi e voglio
vedere se, risparmiandosi stavolta il surriscaldamento dei nervi con
conseguente grandinata di volgarità, l’augusto giornalista in questione saprà
rispondere a tono. Cioè ad argomento.