Del golpe turco è stato detto tutto e il suo contrario … golpe da
operetta, golpe fai da te, false flag, ma che golpe abbiamo noi, così è
se vi golpe, golpe sì o golpe no … quindi non c'è molto da aggiungere,
se non ribaltarlo dai fondelli e osservarlo da un'altra angolazione …
non tanto un'indagine alla Sherlock, per cercare il responsabile del
delitto, quanto una riflessione sul magma geopolitico internazionale,
che vede tramontare l'efficienza organizzativa e il progetto realistico
delle oligarchie atlantiche, in un processo di ricomposizione delle
alleanze e delle strategie globali, dagli scenari sempre più oscuri e
confusi.
E dopo il Brexit, altre alleanze si sganciano
dalla morsa autoritaria degli USA, e si rimescolano in tattiche
strategiche, come le tessere impazzite di un puzzle che non riesce a
trovare il proprio equilibrio. Come mai la rivolta dei colonnelli si è
infranta contro l’assedio alla base americana di Incirlik, dove si
trovano 80 testate nucleari? Come mai l’attività alla base militare di
Incirlik è stata sospesa, e il governo turco ha chiuso lo spazio aereo
ai velivoli militari? Come mai Ankara ha disposto in stato d’assedio la
base statunitense, vietando tutti i movimenti in entrata e in uscita?
E ancora … come mai il Comando delle forze USA in Europa, ha posto in
stato di massima allerta tutte le forze Usa di stanza in Turchia?
È chiaro che le vicende turche hanno evidenziato le forti tensioni di
una guerra civile in atto da tempo nel Paese, ed hanno anche rigirato
il coltello nella ferita del conflitto apertosi con gli USA. La chiusura dello spazio aereo sarebbe stata giustificata con la necessità di riprendere il pieno controllo della situazione nell’area dopo il fallimento del golpe, una misura che ha portato alla sospensione delle missioni americane contro i jihadisti dello Stato islamico.
Ma ha evidenziato anche la rottura di rapporti con gli States. La
Turchia infatti, sotto la guida di "Kemal Ataturk” era stata quasi per
un secolo il partner perfetto per gli Stati Uniti, e aveva rappresentato
la frontiera dell'occidente, per la sua strategica posizione
geopolitica. Del resto dai tempi degli zar, fra ottomani e russi non
correva buon sangue, però la necessità dell'URSS di trovare uno sbocco
verso il Mediterraneo aveva provocato un attrito costante. Nessun paese
poteva essere così utile sul fronte sud eurasiatico meglio della
Turchia, ed anche oggi nessun riparo è migliore della Turchia davanti al
pericolo proveniente dall’Est.
Il colonialismo islamico poi ha sempre cercato di restare
costantemente allineato agli States, come affidabile partner
mediorientale, ed ha affiancato Israele per decenni nelle politiche di
contenimento delle istanze arabe … per di più Ankara oggi fornisce il
secondo apparato militare della Nato … tutto ciò le ha permesso di
sviluppare un modello di stato autonomo, una strana combinazione di
progresso e tradizione, di modernità e cultura confessionale. Però la
Turchia non può certo confrontarsi con l'occidente in termini di
rispetto dei diritti, di suddivisione dei poteri democratici e di
libertà individuali, e il precario equilibrio acquisito, conveniente per
lungo tempo per tutti, è entrato in crisi proprio con l’ascesa al
potere di Erdogan e del suo AKP, il partito conservatore islamico.
Sulla politica interna del sultano di Ankara l'occidente ha chiuso
entrambi gli occhi, ma quando sono entrati in gioco i rapporti
internazionali, allora l'allerta si è imposta: l’asse in Egitto con i Fratelli Musulmani
fa indispettire il Cairo di Al Sisi e gli USA, il riconoscimento dello
Stato di Palestina ha mandando su tutte le furie Israele.
Ma ultimamente il problema Siria rende i rapporti esplosivi, quando
la Turchia permette il transito di uomini e rifornimenti verso l'ISIS e
appoggia apertamente i miliziani fondamentalisti al confine siriano …
quando offre le basi NATO per bombardare l’ISIS, e poi permette che le
stesse basi siano stoccaggio di materiali per i terroristi.
A ciò si aggiunga che l’ascesa dei curdi siriani preoccupa parecchio
Erdogan, mentre i piani di Washington puntano viceversa sui curdi per
porre un freno ad Assad. Quindi dopo aver abbattuto un aereo russo nel
novembre scorso, dopo aver provocato Putin, Erdogan continua a muoversi
tra scaltrezza e inganno … fino ad oggi, in cui prova a riallacciare i
fili con la Russia e con Damasco.
Quindi, anche se la Turchia ha rappresentato un'alleanza necessaria e
irrinunciabile per gli USA, negli ultimi tempi l'ambiguità politica del
regime di Erdogan ha destato parecchi malumori. L'alleanza con Ankara è
assolutamente necessaria per gli USA, ma Erdogan avrebbe potuto
benissimo essere sostituito … quindi verosimile che dietro il golpe del
15 luglio ci siano gli USA, ormai stanchi di un cane pazzo che fa il
triplo gioco.
Ma il golpe naufragato si è inevitabilmente tramutato in una crisi
internazionale, a dimostrazione del coinvolgimento yankee … e le
motivazioni appaiono complesse, una rottura evidente tra gli interessi
della Turchia e quelli occidentali … poi dal puzzle geopolitico spunta
Fethullah Gulen, un anziano Imam in esilio negli Usa, accusato da Ankara
di essere l'ispiratore del fallito golpe, magnate e predicatore sufi,
uomo d'affari e intellettuale, che da vent'anni sconta un esilio
volontario in Pennsylvania.
Eppure nei tempi passati la santa alleanza di questi due islamisti -
Fethullah Gülen, detto “Hoca”, il Maestro, ed Erdogan - aveva eliminato
la storia laica del passato e costruito il presente regime confessionale
dell'AKP. Le vicende politiche degli ultimi tempi però hanno istigato
crepe e divisioni in quelle forze armate una volta compatte e detentrici
di un forte potere economico: l'ascesa dell'AKP e dei gulenisti ha
ridimensionato un sistema dominante per decenni.
Fethullah Gülen nel frattempo è riuscito a governare la più potente
confraternita musulmana, una sorta di Opus Dei islamica, che ha
raggiunto milioni di seguaci e un fatturato di miliardi di dollari,
costruendo scuole, università, controllando giornali e gruppi economici,
infiltrandosi nella magistratura e nella polizia. I due però ad un
certo punto entrano in conflitto, perché Gülen mirava ad una riforma
radicale della repubblica, mentre Erdogan non intendeva rovesciare
completamente il sistema kemalista e puntava invece a una democrazia
islamico presidenziale dai tratti autoritari.
Fethullah Gülen nega il proprio coinvolgimento nel golpe, però la
spaccatura con Erdogan evidenzia la rottura degli interessi strategici
della Turchia, che puntava a diventare il Paese leader del mondo
musulmano, annettendosi economicamente Siria e Iraq … quando però nel
2011 il piano è naufragato, Erdogan ci ha provato con la guerriglia
jihadista, all'inizio approvata anche dagli americani in funzione
anti-Assad e anti-Iran. Poi sono arrivate le intese con Teheran sul
nucleare e il "tradimento" da parte degli USA, mentre i golpisti a loro
volta accusano il presidente per la sua politica anti-Nato.
Comunque sembra essere quasi certo che il fallimento del colpo di
stato sia stato determinato dal dominio dei cieli, in quanto la fuga di
Erdogan non sarebbe stata interrotta dai caccia F-16 dei golpisti, che
avevano sorvolato ripetutamente Ankara e Istanbul, ma non avevano
intercettato l'aereo presidenziale ... un errore grossolano, che forse
trova una spiegazione nella rotta del Gulfstream 4 presidenziale
(monitorata dal sito Flightradar24) … perché il leader in fuga avrebbe
raggiunto le coste del Bosforo e poi avrebbe continuato a volare per ore
in circolo, proprio sopra l'aeroporto di Bandirma, nel nord della
Turchia, prima di tornare a Istanbul. Trasponder acceso,
individuabilissimo, ma i caccia degli insorti l'hanno ignorato. Dunque
nessuna ipotetica fuga verso Germania, Londra, Teheran o il Qatar, e
nessun attacco da parte dei caccia F-16 dei golpisti, che hanno
praticamente "ignorato" il volo, nonostante fossero stati spediti
elicotteri e aerei a bombardare la residenza presidenziale a Bodrum.
Ormai il destino delle relazioni tra Erdogan e Obama sembra essere
appeso a una serie di tracce radar, quelle che collegano la base di
Incirlik alla rotta dei caccia golpisti. Anche se tra una quantità
confusa di dati difficilmente dimostrabili, sembra esserci finora solo
un punto fermo: il decollo di almeno un aereo cisterna dalla pista di
Incirlik, base militare statunitense, che sabato 16 luglio è stata
assediata dalla polizia.
Invece alcuni indizi preannunciano il riavvicinamento tra Turchia e
Russia, infatti a giugno il presidente Tayyp Erdogan inviava una lettera
di scuse a Vladimir Putin per l’abbattimento dell’aereo russo avvenuto a
novembre 2015 … dove si dichiarava disposto a risarcire la famiglia del
pilota ucciso e a condannare i responsabili dell'omicidio.
Ad agosto poi, da Sochi sul Mar Nero i due presidenti, Vladimir e
Tayyip si incontreranno, per l'Assemblea generale dell' "Organizzazione
di cooperazione economica del Mar Nero", per cercare di mettere una
pietra sopra i difficili rapporti vissuti negli ultimi mesi. L’embargo
commerciale russo ha ferito anche l’economia turca … e per i russi la
Turchia è anche un importante partner economico dal commercio pari a 30
miliardi di dollari, con una forte utenza nelle esportazioni
energetiche. Quando il sipario è calato a novembre, la Russia preparava
la costruzione di una centrale nucleare da 20 miliardi di dollari in
Turchia e lavorava al gasdotto South Stream, dall’enorme capacità annua di 67 miliardi di metri cubi, un progetto per fornire gas russo ai Paesi sud-europei.
Insomma la svolta politica è evidente: un probabile rallentamento
d'intesa sul conflitto siriano e il tentativo di uscire dall’isolamento
geopolitico, ricucendo i rapporti con Russia, Israele, Iraq ed Egitto.
La Russia da parte sua è ben consapevole che la sua diplomazia in Medio
Oriente necessita di rapporti con la Turchia, le cui politiche regionali
sono spesso in contrasto con l’occidente … ad esempio sul Mar Nero,
Russia e Turchia hanno storicamente dominato, ed il piano degli Stati
Uniti d’imporre una presenza della NATO nella regione ha creato forti
contrasti.
Gli USA del resto avevano buonissime ragioni per sostenere un colpo
di stato che eliminasse Erdogan, ed ora si trovano a dover impedire la
riconciliazione con Putin. La geopolitica del Medio Oriente sta mutando
alla velocità della luce, mentre gli USA hanno dimostrato in questa
circostanza, disorganizzazione e ritardo, e i segni di una crisi di
sistema.
Al contrario Putin, sempre vigile in realpolitik, ha confermato la sua buona disponibilità aggiungendo di essere pronto “ad aprire
la via al superamento della crisi nelle relazioni bilaterali ed
iniziare il processo di rinnovamento degli sforzi congiunti sulle
questioni internazionali e regionali e sullo sviluppo delle relazioni
tra i due Paesi in diverse aree“. (Sito web del Cremlino)
Ora in Turchia è in corso il secondo colpo di stato, questa volta
condotto direttamente da Erdogan contro gli oppositori, con epurazioni,
liste di proscrizione e sentenze che evocano la pena di morte, come
scrive Con Coughlin, esperto di difesa e relazioni internazionali sul
“Telegraph”: "Il tentativo di golpe militare promosso la scorsa
settimana da un gruppo di ufficiali scontenti può non essere riuscito,
ma ora è in pieno svolgimento un altro colpo di stato, quello dei
sostenitori della politica di Erdogan contro gli avversari, che spianano
la strada all'autoritarismo del presidente".
Secondo Coughlin, alla luce di questo scenario la NATO potrebbe
escludere la Turchia, le azioni del presidente turco non lascerebbero
altra scelta all'Alleanza Atlantica. "Il fatto che Washington parli
apertamente della possibilità di sospendere la permanenza della Turchia
nella NATO dimostra quanto sia logoro il rapporto tra Ankara ed i suoi
alleati occidentali dopo il fallito golpe militare … e ancora "Se
Erdogan intende perseguire la via dell'Islamismo, la NATO non avrà altra
scelta che sbarazzarsi del suo problematico alleato turco".
Effettivamente finora gli Usa hanno sopportato di tutto … sotto
Erdogan, la Turchia è stata il principale alleato dell'ISIS …. una
flotta di 2.000 autobotti ha trasportato oltre confine, in Turchia, il
petrolio siriano rubato, finanziando ancora una volta le truppe
dell'ISIS. Quando la Russia è intervenuta in Siria, ha bombardato la
flotta di autobotti, distruggendone 1.500. In risposta, il presidente
Erdogan ha ordinato a jet turchi di abbattere il caccia russo, causando
una crisi diplomatica dopo che i ribelli appoggiati dai turchi ne
avevano ucciso il pilota. Erdogan insomma è stato uno dei più grandi
sostenitori del terrorismo islamico … ora la frattura sembra insanabile …
riusciranno i nostri eroi a mantenere il compagno di merende
nell'Alleanza Atlantica ?
Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?
Rosanna Spadini
Fonte: www.comedonchisciotte.org
2.07.2016