UNO SGUARDO DA TEHERAN
Postato il 08/09/2013 di cdcnet
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DI FRANKLIN LAMB
counterpunch.org
Da Teheran
A dire la verità, in questi giorni la situazione è un po' tesa a
Teheran, come nella maggior parte degli altri paesi di questa regione, e
il vostro osservatore abbastanza presto potrebbe imbarcarsi su quello
che per qualche tempo potrebbe essere l'ultimo volo Teheran-Damasco,
alla luce di ciò che forse accadrà nei prossimi giorni.
Non è che io abbia fretta di lasciare la Repubblica islamica. Amo l'Iran
e la sua gente, che nei loro valori fondamentali e nella visione della
vita sono americani quanto la torta di mele. Gli iraniani pensano un po'
come me ed i miei amici a casa, e gli americani pensano un po' come
loro, questo nonostante le loro rappresentazioni estremiste e motivate
dalla politica, progettate dai loro governi.
Ho frequentato il Congresso su Terrorismo e vittime del terrore a
Teheran dell'Associazione Habilian (familiari delle vittime del
terrorismo iraniano) e ho continuato anche un impegno con gli studenti
dell'Università di Teheran per esaminare gli effetti delle sanzioni
economiche promosse dagli Usa.
Entrambe le attività hanno presentato un'ottima occasione per ascoltare
le opinioni degli iraniani su una serie di eventi in corso. Gli studenti
stanno esaminando il sistema di sanzioni diretto contro le loro
famiglie e i loro connazionali, e una parte del loro lavoro comporta una
definizione di "terrorismo economico" (un termine impiegato dal
Pentagono se fatto da qualcuno di diverso dal governo degli Stati Uniti o
dai suoi alleati). Piuttosto sorprendentemente nella loro chiarezza di
pensiero, mostrano un ottimismo e un'umanità davvero stimolanti in
questi tempi minacciosi.
Come spesso accade, il terrorismo economico è stato anche uno dei temi
del Congresso iraniano sul terrorismo e la delegazione americana ha
deciso di concentrarsi esclusivamente su questo tema nel corso della sua
presentazione, una presentazione che ha richiesto mesi di preparazione.
Come parte del suo lavoro, la delegazione ha presentato un progetto di
convenzione internazionale che vieta l'uso di sanzioni economiche contro
i civili per scopi politici, tra cui il cambio di regime. Elaborando la
storia del terrorismo economico, il gruppo ha esortato il movimento dei
non allineati con base a Teheran ( NAM ) ad usare il suo ritrovato
potere politico internazionale per guidare la campagna per la ratifica
globale del nuovo progetto di convenzione, e di presentarlo alle Nazioni
Unite durante la sessione di apertura dell'Assemblea Generale del
prossimo mese. I leader del NAM hanno promesso di studiare il progetto e
di organizzare una riunione consultiva di follow-up.
Le sanzioni inflitte a una popolazione civile per lo scopo politico di
forzare un cambiamento di regime costituiscono un atto di terrorismo
come definito da diversi enti del governo degli Stati Uniti - questa era
la posizione della delegazione americana, e ciò si applica a qualsiasi
governo, incluso il loro, con una lunga storia di popoli colpiti dalle
sanzioni economiche (vengono in mente, tra gli altri, Cuba, Vietnam,
Cina, Corea, Iran e Nicaragua ).
Per amor di precisione, va detto che, inaspettatamente, a causa di
problemi di visto dell'ultimo minuto, l'intera delegazione USA al
Congresso ha finito per essere composta da un numero totale di un solo
avvocato internazionale. Uno sforzo dell'ultimo minuto è stato
effettivamente fatto per convincere Jeffrey Feltman, che a quanto mi
risulta non ha problemi di visto, e che alloggiava nello stesso albergo,
a partecipare al Congresso sul Terrorismo, raddoppiando così le
dimensioni, il peso e l'autorità della delegazione degli Stati Uniti. A
Mr. Feltman è stato anche offerta la presidenza della delegazione
americana come incentivo, ma, purtroppo, il signore ha rifiutato,
citando altri impegni.
Ottenere i visti per visitare l'Iran e la Siria, soprattutto di questi
tempi non è un'impresa facile per gli americani, date le ritorsioni e i
cambiamenti reciproci nella politica del ministero degli esteri dei due
paesi. L'anno scorso, nuovi orientamenti sono stati inviati da entrambi
i governi su come elaborare le richieste di visto presentate dagli
americani. In questi giorni i cittadini degli USA che vogliono recarsi
in alcuni paesi pagano un prezzo alto per le azioni del loro governo.
Parlando con l'iraniano medio, i negozianti, e in particolare gli
studenti, si ha un'idea abbastanza buona di quanto l'opinione pubblica
in Iran è coinvolta dagli eventi attuali. Viene offerto un quadro molto
diverso da quello presentato dai media occidentali, allineati come sono
con chi paga il loro stipendio, ma questo sta cominciando a essere vero
anche per gran parte dei media non occidentali. Qui nelle strade si
trova, anche a fronte del sempre crescente costo della vita,
dell'inflazione quasi dilagante e della sofferenza che esse generano,
l'orgoglio per come questo paese ha resistito alle sanzioni volute dagli
Usa.
Una visione comune, espressa in discussioni informali e anche al
Congresso, è che mentre ci sono molti stati che praticano il terrorismo
di un tipo o di un altro, tra cui il terrorismo economico, gli USA sono
insoliti, in quanto il loro record di relazioni estere sostiene
fermamente quanto siano ufficialmente impegnati nel terrorismo economico
internazionale. Inoltre ciò avviene su una scala molto superiore a
tutti gli altri attori della scena mondiale.
Un professore mi ha riassunto la sua analisi degli effetti delle
sanzioni volute dagli Usa, sottolineando il grave impatto sui
consumatori iraniani quando vanno al negozio di alimentari, riducendo
drasticamente il loro reddito reale, così come gli sforzi del governo
per mantenere alcuni sussidi per ridurre il loro impatto. Ha inoltre
spiegato i metodi innovativi con cui sia il settore privato che il
governo sono stati in grado di ridurre l'impatto di alcune delle
sanzioni, mentre ne hanno evitate completamente altre, parlando anche di
uno spirito pubblico da "cerchio dei carri" che è emerso in modi
inaspettati, portando tra l'altro, a iniziative di quartiere progettate
per aiutare i propri vicini di casa con problemi economici.
Tra gli iraniani si trova anche una rabbia crescente per l'attuale
questione della 'linea rossa' per le armi chimiche in Siria, insieme con
la consapevolezza che questo potrebbe portare a una guerra regionale.
La campagna americana per bombardare la Siria è vista qui come estrema
ipocrisia del governo americano. Più di un interlocutore esprime
disprezzo, ricordando azioni dell'amministrazione Reagan durante la fine
degli anni 1980, quando non solo la Casa Bianca non interveniva quando
Saddam Hussein usava armi chimiche contro le forze iraniane, nonché il
"suo popolo", ma gli Stati Uniti hanno anche aiutato gli attacchi,
fornendo intelligence e coordinate di tiro. In altre parole, trovare gli
iraniani da uccidere, e fornire i gas per ucciderli.
Il Tehran Times ha scritto ieri: "Funzionari dell'intelligence USA
fornivano la posizione delle truppe iraniane in Iraq, pienamente
consapevoli che l'esercito di Saddam Hussein le avrebbe attaccate con
armi chimiche, compreso il sarin, un agente nervino letale." Gli effetti
di questi attacchi col gas favoriti dagli Stati Uniti si vedono ovunque
in Iran oggi, nelle cicatrici cutanee e nelle cattive condizioni di
salute delle sue centinaia di migliaia di vittime.
"Come può il popolo americano accettare questo doppio standard, dove va
bene e il vostro governo aiuti a gasare gli iraniani e la popolazione
del vostro nemico?" È una domanda comune che mi viene fatta.
C'è stata emozione visibile e anche una sorta di gioia questa mattina
che il Parlamento del Regno Unito, con suo grande merito, ha appena
votato per respingere la mozione del governo Cameron che autorizzava le
forze britanniche a bombardare la Siria. Un tassista ha espresso la
speranza che "Il vostro Congresso seguirà l'esempio del Parlamento
britannico?" Gli iraniani sembrano vedere il voto parlamentare come una
vittoria per loro stessi. Dato il ruolo della Repubblica Islamica come
un pilastro fondamentale della resistenza all'occupazione sionista della
Palestina e agli obbiettivi egemonici nella regione di Stati Uniti e
Israele, pochi qui, se ci sono, ritengono che l'attacco degli Stati
Uniti contro la Siria non sia in realtà rivolto a loro.
Mentre in alcune capitali i tamburi di guerra diventano quasi
assordanti, le espressioni pubbliche in Iran per quanto riguarda le
gravi prospettive che si profilano, mi sembrano una retorica meno
istintiva rispetto agli ultimi anni. Senza dubbio ci sono molte ragioni
per questo, tra queste i risultati delle recenti elezioni in Iran, viste
qui come un segnale incoraggiante di stabilità e di democrazia nella
regione. Teheran ha chiarito a Jeffrey Feltman questa settimana che è
pronta per una cooperazione seria al fine di risolvere pacificamente la
crisi in Siria.
Come ha recentemente sottolineato Hossein Mousavian, ricercatore presso
l'Università di Princeton, la cooperazione tra Stati Uniti e Iran nel
2001 per quanto riguarda l'Afghanistan, che ha provocato la caduta dei
talebani e di Al Qaeda (almeno per un po'), è lo schema per un nuova
collaborazione. Scrive Mousavian: "Questa collaborazione non dovrebbe
essere limitata alla Siria. Il Medio Oriente richiede una gestione del
tempo, e di conseguenza, la gestione delle crisi (di questa e di altre
crisi) sarebbe un cammino utile per questa collaborazione." Egli ritiene
che gran parte del pubblico iraniano e americano sarebbe d'accordo, e
che ci sono segni di speranza durante questo temuto periodo
apocalittico.
Franklin Lamb
Fonte: www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/2013/08/30/a-view-from-tehran
31.08.2013
Traduzione per www.ComeDonChisciotte.org a cura di REMULAZZ
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